Di morire Dario Fo non ne aveva nessuna intenzione: «Non temo la morte, ma neanche la corteggio. Se hai campato bene è la giusta conclusione della vita». Anche sul letto d’ospedale ha trovato la forza di scherzare sul suo stato di salute: «È come una sfida a ramino. Puoi vincere o perdere, ma quel che conta è la partita».
Beh che cosa dire? Sono molto triste perchè se ne è andato un altro grande rappresentante della cultura italiana, un uomo libero che non ha mai avuto paura di esporsi nella vita politica e sociale del nostro Paese. Non era solo drammaturgo, regista, attore e scenografo, ma anche scrittore, attivista politico e pittore. Dario Fo ci ha lasciati oggi a 90 anni, per problemi respiratori. Era nato a Sangiano, in provincia di Varese da un ferroviere e una contadina e nel 1997 aveva vinto il premio Nobel per la letteratura con la motivazione: «Perché, seguendo la tradizione dei giullari medievali, dileggia il potere restituendo la dignità agli oppressi».
Fo aveva studiato pittura a Brera e architettura al Politecnico di Milano. Dopo la guerra fu l’incontro con Franco Parenti a spingerlo alla stesura di alcuni sketch e a calcare le scene del varietà. Nel 1954 Dario Fo sposò Franca Rame, con cui ebbe un figlio nel 1955, l’attore Jacopo Fo. Sono rimasti insieme per quasi sessant’anni, fino alla morte di lei nel 2013, lavorando e condividendo l’impegno civile. Negli anni ’60 Fo aveva acquistato popolarità con una serie di commedie, da ‘Gli arcangeli non giocano a flipper‘ del 1959 con cui nacque la Compagnia Fo-Rame a ‘Chi ruba un piede è fortunato in amore‘, ‘Isabella tre caravelle e un cacciaballe‘, ‘Settimo: ruba un po’ menò su imbrogli e speculazioni edilizie in un cimitero‘, ‘La signora è da buttare‘.
È grazie a questi successi che la Rai ‘democristiana’ di Ettore Bernabei, nel ’62 affidò alla coppia di artisti Canzonissima. Dario e Franca presentavano sketch a sfondo sociale, sul malaffare e le morti bianche. I vertici Rai reagirono male, pretesero il controllo dei testi e dopo sette puntate Fo e Rame abbandonarono la trasmissione. Il risultato fu la censura della RAI per 15 anni.
Finalmente arrivò nel 1969 ‘Mistero buffo‘, la sua opera più celebre, una ‘giullarata’, come lui stesso la definiva, nella quale Fo recitava in grammelot, ossia un linguaggio teatrale che si rifà alle improvvisazioni giullaresche e che è costituito da suoni provenienti da parlate diverse. Poco dopo uscì ‘L’operaio conosce 300 parole, il padrone 1000, per questo lui è il padrone‘, che nell’anno della contestazione giovanile e delle agitazioni nelle fabbriche, aprì la stagione dell’impegno politico diretto nel PCI.
Durante gli anni ’70 Fo ruppe con il PCI e si avvicinò alla Sinistra extraparlamentare, fondando con Franca Rame “Soccorso Rosso” per sostenere i detenuti politici.
Seguirono poi ‘Morte accidentale di un anarchico‘, ‘Pum pum! Chi è? La polizia!‘, ‘Ci ragiono e canto‘, ‘Il Fanfani rapito‘, arrivando nel 1977 a ‘Tutta casa letto e chiesa‘ di e con Franca Rame e al ‘Fabulazzo osceno‘ del 1982.
Dalla fine degli anni Novanta si è molto impegnato nella critica di Silvio Berlusconi, sul quale ha scritto le opere satiriche ‘Ubu rois, Ubu bas e L’Anomalo Bicefalo’, l’ultima con Rame che interpretava Veronica Lario mentre Fo Berlusconi.
Nel 2006 Fo partecipò alle elezioni primarie del centrosinistra per la nomina del candidato a sindaco di Milano, arrivò secondo, dopo Bruno Ferrante, che però poi perse le elezioni municipali e fu eletta Letizia Moratti. Nel 2007 invece Fo partecipò come personaggio e voce narrante a un documentario cospirazionista sull’attentato terroristico dell’11 settembre 2001, ‘Zero. Inchiesta sull’11 settembre’.
Negli ultimi anni Fo ha sostenuto il Movimento 5 Stelle e con Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio scrisse il libro ‘Il Grillo canta sempre al tramonto. Dialogo sull’Italia e il Movimento 5 Stelle’ e ‘Un clown vi seppellirà‘ entrambi del 2013, sempre con quella sua vena anarchica, contro il potere. Nello stesso anno Grillo propose Fo come Presidente della Repubblica, dopo Giorgio Napolitano.
L’ultima fatica letteraria l’aveva presentata lui stesso a Milano il 20 settembre scorso. L’opera, completa di tavole illustrate dello stesso Fo, dal titolo “Darwin ma siamo scimmie da parte di padre o di madre?” ha introdotto il concetto di creazionismo: “Più si va avanti più sballa ogni cosa“, aveva detto a ilfattoquotidiano.it. “Non è vero che eravamo bianchi di pelle, siamo nati molti secoli prima, in piena Africa, e naturalmente eravamo neri. Adamo ed Eva erano neri e soprattutto Dio, essendo il padre, è a sua volta nero”.
Mesi fa, nel cortile della sua casa milanese, era rimasto colpito davanti a una rosa sbocciata all’improvviso, fuori stagione. Era certo che fosse stata la sua Franca a fargli quel regalo, come segno della sua presenza. «Lei è sempre accanto a me, ogni volta che non so come trarmi di impaccio, la chiamo e mi risponde». Chissà se ora lì accanto ne crescerà un’altra!
Chiudo con alcune delle sue più belle citazioni:
“La cultura non si può ottenere se non si conosce la propria storia”.
“Siamo un Paese di disinformati che continua tranquillamente a voler dimenticare tutto quello che succede e metterlo sotto i piedi”.
“Giustamente un grande democratico del nostro Paese diceva: «L’ignoranza diffusa dei fatti è il maggior supporto all’ingiustizia». Ma questa assenza distratta dei giovani viene da chi li educa e li dovrebbe informare, e costoro sono invece i primi assenti e disinformati, parlo dei maestri e dei responsabili della scuola. I giovani, in gran parte, soccombono al bombardamento di banalità e oscenità gratuite che ogni giorno i mass media propinano loro”.
“Un uomo che non partecipa alla vita della comunità, che si estranea, è un morto che cammina”.
“Abbiamo perso l’indignazione, la dignità, la coscienza, l’orgoglio di essere persone che hanno inventato la civiltà. Siamo degli ingiusti che se ne fregano della giustizia. Cosa lasciamo ai nostri figli?”