Oggi non si può parlare di Televisione senza parlare di Comunicazione: ma perchè allora rimaniamo stupiti se chiunque può farsi soggetto di questa comunicazione? È la prima domanda che mi sono posta quando ho iniziato a scrivere la prefazione di questo libro su Gabriele Paolini.
È stato definito da Aldo Grasso, critico televisivo, “elemento mediatico unico al mondo”[1] e, in un periodo in cui la Televisione non è più uno “spaccato” sul mondo, ma è diventata uno “specchio di se stessa” senza più connessioni con l’esterno, può capitare che un personaggio così originale come Gabriele Paolini si sia distinto.
Ma Gabriele Paolini inteso come fenomeno mediale non è nato adesso; sono anni, esattamente 9, che “fa televisione, pur non facendo televisione”. Mi spiego meglio: Gabriele Paolini non ha mai partecipato di diritto a programmi televisivi in veste di attore, presentatore, cantante, valletto, al contrario si è “intrufolato” nel tubo catodico, come un “virus mediatico” come è stato definito nel 2000 dal Dott. Francesco Gazzotti nella sua tesina di Teoria e Tecniche del linguaggio radiotelevisivo, al DAMS di Bologna, dedicata proprio al Paolini.
Per quanto mi riguarda l’ho sempre considerato come l’archetipo di un nuovo linguaggio mediatico e di un nuovo modo di “fare televisione e comunicazione” ecco perché in un mio precedente articolo del marzo 2006, comparso sul sito ufficiale dello stesso Paolini, www.gabrielepaolini.com e sul mio blog http://alessiettalessietta.spaces.live.com, lo avevo definito “un anticipatore dei tempi”. Basti pensare a Gabriele Paolini come “studente più famoso d’Itlalia” agli inizi degli anni ’90 e al suo incontro con tanti grandi del mondo del Cinema e della Televisione, tra i quali Federico Fellini, Alberto Sordi, Mario Monicelli, Luigi Magni, Dino Risi, Carlo Ludovico Bragaglia, Nino Manfredi, Age e Scarpelli, Nanni Loy, Carlo Lizzani, Renato Visca e Ugo Fangareggi.
L’”artista Paolini”, come lui ama definirsi, ha rappresentato il più grande esempio di fusione tra il mondo del cinema e il mondo dei giovani nella Scuola. Fin dai tempi delle Scuole Superiori dove ci siamo conosciuti, ha sempre cercato di “scardinare” quel sistema così blindato dell’istruzione, era il lontano 1993, quando organizzava manifestazioni alternative, rassegne cinematografiche, dimostrando che la cultura non è soltanto tradizione, regole, una versione di latino o greco, o la spiegazione di un teorema matematico, ma anche il confronto con altri temi, con altri campi altrettanto copiosi di informazione come possono essere quello del cinema, della televisione e delle arti sceniche.
Forse qui in Italia si è abituati al suo ruolo di disturbatore delle dirette televisive, ma pensate a che precedente unico ha innescato in tutto il mondo. Mi riferisco ai "Newsbrakers", un gruppo di attivisti newyorkesi, costituitosi nel 2005, che organizza degli interventi mirati su dei canali televisivi per poi rivendicare le azioni sul proprio sito http://www.newsbrakers.org.
Una prima differenzazione mi pare doverosa: mentre Gabriele Paolini, o Profeta del condom, come è stato definito dai giornalisti in questi ultimi anni, ha avuto una caparbia volontà di portare avanti una battaglia senza dubbio difficoltosa, ma univoca, come quella dell’uso del preservativo per il sesso sicuro, è altrettanto vero che con l’evolversi del medium televisivo, delle tipolgie di intervento, degli schemi e dei ruoli, possiamo imbatterci in un gruppo di contestatori americani che esaltano invece l’effetto sorpresa e sfruttano sempre cause diverse.
A proposito del ruolo che riveste Gabriele Paolini nel mondo della Televisione, sfrutto una celebre frase del grande Sociologo Franco Ferrarotti: “la società è costituita da una rete di ruoli, un insieme coordinato di parti, affidate, e anzi, recitate da individui, ma tali da poggiare su una loro logica relativamente autonoma e da poterne quindi prescindere. Sta di fatto che gli individui passano, ma i ruoli restano”.[2] Questo per dire che anche fra centinaia di anni ci sarà sicuramente chi ricorderà Gabriele Paolini come il “Profeta della Nuova Televisione”.
Che cosa ha portato al successo duraturo di una personalità così versatile come quella di Gabriele Paolini che ha fatto dell’individualità e dell’originalità i suoi capisaldi?
La comunicazione si basa su poche parole chiave: mutamento, cambiamento, modernizzazione.[3] […] Viviamo una tarda modernità senza poter contare sulle relative istruzioni per l’uso: l’uomo moderno deve mettersi continuamente alla prova. In presenza di spazi discrezionali allargati, l’individuo è costretto ad operare scelte e prendere decisioni. Per non fallire, deve essere in grado di elaborare piani a breve scadenza e adattarsi alle circostanze, deve organizzare e improvvisare, delineare obiettivi, individuare ostacoli, saper metabolizzare le sconfitte ed essere sempre pronto a rimettere in discussione il suo personale progetto di vita. L’individualizzazione è la dinamica della nuova modernità.[4] […] L’aumento di comunicazione comporta l’accelerazione della conoscenza e favorisce il risveglio della soggettività, tratto distintivo della società moderna ed ulteriore motivo per cui il soggetto abbraccia il cambiamento.[5]
In un’epoca che pullula di reality, di personaggi che “diventano famosi” senza saper far nulla in nessun campo, ma con la sola voglia di apparire a tutti costi, c’è anche qualcuno che compare davanti alle telecamere, magari anche in modo forzato, magari anche con la voglia di apparire, come Gabriele Paolini, ma che almeno ha qualcosa da dire, anche se spesso la sua è una comunicazione non verbale che si esplica attraverso determinati movimenti e atteggiamenti del corpo, delle membra e soprattutto del viso, e che trasmette segni intesi a comunicare stati fisici e psichici, nonché messaggi relativamente semplici!
I punti di forza di questo giovane e grande fenomeno, mi sembrano un po’ come quelli di Socrate che bevve la cicuta per inventare l’uomo moderno nel lontano 400 a.C.; “che aveva insegnato a “saper ragionare” e a far ragionare gli altri, passando di dubbio in dubbio e di obiezione in obiezione, fino ad arrivare alla definizione di un concetto, di un’idea. Socrate sosteneva che non basta la teoria scientifica, la tecnica degli artisti e degli avvocati, quando l’uomo non conosce se stesso, perché non sa stabilire un rapporto umano con gli altri”.[6]
Sono senza dubbio l’essenzialità espressiva, la velocità di comunicazione, la continuità attraverso regolari cadenze temporali, e l’impiego di un codice, cioè di un linguaggio che il pubblico televisivo afferra al volo, a far crescere di anno in anno il personaggio di Gabriele Paolini.
Perché non diamo il beneficio del dubbio al messaggio di Gabriele Paolini, mentre subiamo passivamente questa pseudorealtà della televisione?
Forse perché la ripetizione di determinati stili comunicativi o di determinati ruoli a cui siamo abituati ci dà sicurezza?
Non è che stiamo confondendo un po’ troppo il mondo reale con quello costruito della televisione e non ci rendiamo più conto di quale sia la verità?
La vita ormai nell’ambito della Sociologia come anche in quello della Psicologia è intesa “come dramma, in cui ognuno gioca una propria parte”[7] e quindi perché non dobbiamo ammettere che Gabriele Paolini si è giocato bene questa partita che è la vita, in un mondo fatto solo di "spettatori", di gente che preferisce "criticare" invece di fare qualcosa di personale e costruttivo?
Note
1 Cfr. Grasso, Aldo, Sette, supplemento del Corriere della Sera, 2005.
2 Cfr. Ferrarotti, F., Bernardi, Mecacci, Manuale di Scienze Umane, Laterza, Bari, 1985.
3 Cfr. Morcellini, M., Lezione di Comunicazione, Ellissi, Gruppo Editoriale Esselibri – Simone, Arzano (NA), 2003, pag. 17.
4 Cfr. Morcellini, M., Lezione di Comunicazione, Ellissi, Gruppo Editoriale Esselibri – Simone, Arzano (NA), 2003, pag. 19.
5 Cfr. Morcellini, M., Lezione di Comunicazione, Ellissi, Gruppo Editoriale Esselibri – Simone, Arzano (NA), 2003, pag. 21.
6 Cfr. Platone, Teeleto, traduzione di Francesco Adorno, Editori Laterza, 1970.
7 Cfr. Macioti, M.I., Il concetto di ruolo, nel quadro della teoria sociologica generale, Gius. Laterza & Figli, Bari, 1994.